NON C’È ECONOMIA DEL MARE SENZA INDUSTRIA, IL MESSAGGIO DI CONFINDUSTRIA NAUTICA AL FORUM “ECONOMIA DEL MARE” DE IL SOLE 24 ORE
Formenti: “I player mondiali del Cluster, come l’industria nautica da diporto, hanno il dovere di tracciare l’orientamento per il futuro”
Stella: “Il Salone Nautico di Genova piattaforma internazionale strategica per la promozione del comparto nautico italiano e sostenere la leadership dell’Italia nell’export”
L’export nautico nel 2024 ha superato quello della cantieristica mercantile (Fondazione Edison).
Confindustria Nautica, nel suo ruolo chiave di rappresentante di un settore trainante della Blue Economy come la nautica da diporto, ha partecipato questa mattina al Forum “Economia del Mare 2025”, promosso da Il Sole 24 Ore a Genova, presso il Palazzo della Borsa Valori.
Una giornata di approfondimento dedicata alle opportunità strategiche legate al mare e ai settori trainanti della Blue Economy, con la presenza di rappresentanti del Governo, delle istituzioni e delle imprese.
Il Presidente di Confindustria Nautica, Piero Formenti, in apertura dei lavori, ha lanciato un forte messaggio alle Istituzioni: “Non c’è Italia senza industria manifatturiera e Confindustria deve essere il primo interlocutore. Se parliamo di “politiche del mare”, parliamo di politiche industriali, se parliamo di “futuro”, parliamo di visione industriale, se parliamo di “sostenibilità”, parliamo – anche – di costi che l’industria deve sostenere”.
Nell’Economia del mare italiana ci sono tre capisaldi: la cantieristica navale (Fincantieri in primis), la cantieristica nautica, che si spartiscono il 50% l’export, e la croceristica, tutti e tre hanno tratti comuni, a cominciare dal forte legame con i territori – si pensi al Salone dell’industria nautica che per una settimana di esposizione genera un indotto su questo territorio di 72 milioni di euro – e una spiccata vocazione all’innovazione e alle tematiche ambientali” – ha continuato Formenti – “I players mondiali come la nautica da diporto non solo hanno il diritto, ma hanno il dovere di offrire un orientamento e una indicazione sul futuro – ha continuato Formenti.
Dopo l’intervista al Ministro delle Politiche del mare, Nello Musumeci, si è aperto il primo panel tematico dal titolo “Industria nautica e competitività sui mercati globali. Il ruolo del Salone Nautico e dei grandi eventi internazionali del Made in Italy”, al quale sono intervenuti, insieme al Presidente Formenti e al Direttore Generale Stella, Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader, e Raffaello Napoleone, Presidente di IT-EX e CEO di Pitti Immagine.
«L’industria nautica è diventata un motore dell’economia tout court. Un recente studio di Cassa Depositi e Prestiti dice che nel 2023 la cantieristica nautica ha espresso il 47% di tutto l’export nazionale della cantieristica navale. Secondo i dati di Fondazione Edison nel 2024 la componente cantieristica da diporto è cresciuta al 52% – ha ricordato Piero Formenti in apertura del panel. Il “Libro bianco del Made in Italy” realizzato dal Ministro Urso ci ha inserito accanto alle storiche 4A insieme a quelli che definisce “i nuovi surplus”, cioè Alimentari e Farmaceutica. Confindustria Nautica lavora costantemente per indicare modelli di crescita sostenibile, promuovere l’innovazione industriale, favorire l’integrazione tra le filiere del Made in Italy. Lo fa sostenendo con forza la revisione e la semplificazione normativa, promuovendo l’industria e la sua internazionalizzazione attraverso il Salone Nautico di Genova, lavorando sul fronte della formazione, promuovendo la crescita del settore nel Mezzogiorno, la cultura del mare e la sostenibilità.
Per consolidare la nostra posizione economica e sociale (nella filiera lavorano 220.000 mila persone) – ha concluso Formenti – la nautica ha innanzitutto bisogno di un quadro normativo e regolamentare competitivo, di risposte adeguate nei contenuti e nei modi da parte delle Amministrazioni e di formazione indirizzata alla manodopera specializzata”.
Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader, ha commentato “L’andamento del mercato globale delle nuove costruzioni è fortemente condizionato dalla produzione dei superyacht che ne rappresentano il 70%; anche il mercato italiano vede un ruolo prevalente della produzione di superyacht e la cantieristica italiana si conferma leader mondiale nel mercato dei superyacht, con una quota dello stesso superiore al 50%. Il giro d’affari della nautica italiana vale circa 8,3 miliardi di euro nel 2023 ed è in crescita nel 2024 ma con un passo più contenuto rispetto al “doubledigit” del post covid. e la quasi totalità della produzione nazionale è dedicata al mercato internazionale.
Il mercato della nautica da diporto è invece più frammentato e composto da produttori di piccole e medie dimensioni, con il 90% degli operatori che genera il 17% della produzione. Tale mercato sta soffrendo per contrazione della domanda e difficoltà di accesso al credito.
Il settore, che occupa oltre 30 mila dipendenti, in cui micro impresa e PMI sono prevalenti, sconta temi di capacità di digitalizzazione, di formazione e di mantenimento della qualità di prodotto”.
“I nuovi acquirenti nel settore della nautica sono giovani e quindi il tema ESG è estremamente rilevante sia con riferimento al prodotto che di posizionamento dei brand” – continua Lanzillo. “Sicuramente una delle maggiori sfide del settore sarà dimostrare ai consumatori che il prodotto presenta caratteristiche di sostenibilità ambientale coerenti con le aspettative delle nuove generazioni, che vedono la tutela dell’ambiente e della risorsa marina come un elemento essenziale. Al contempo la produzione dovrà avvenire all’interno di cantieri caratterizzati da basso impatto ambientale ed efficienza energetica, ma anche la componente sociale e di welfare rivestirà un ruolo chiave per valorizzare il brand agli occhi dei nuovi acquirenti. La tecnologia assume sempre di più rilevanza strategica: la trasformazione ed innovazione digitale dell’imbarcazione, e quindi anche del processo produttivo che la genera, saranno fondamentali per incontrare la domanda dei nuovi acquirenti e in questo senso le PMI faranno più fatica a reperire risorse e acquisire competenze rispetto alle aziende di grandi dimensioni”.
Le manifestazioni fieristiche chiave nei settori trainanti del Made in Italy rappresentano eventi di sistema indispensabili per l’internazionalizzazione e come tali vanno sostenuti a livello di Sistema Paese. IlSalone Nautico di Genova in questo ambito ha un ruolo strategico per l’industria nautica da diporto: “Il Salone Nautico Internazionale di Genova è cresciuto nel tempo fino a diventare una piattaforma internazionale strategica per la promozione del comparto nautico, capace di attrarre buyer da tutto il mondo e sostenere la leadership dell’Italia nell’export, in particolare nei settori della produzione dei superyacht, delle imbarcazioni pneumatiche, di accessori e componentistica. Il Salone Nautico di Genova rappresenta un benchmark per il mercato globale sui temi strategici e sulle nuove tendenze del settore – ha evidenziato Marina Stella. La nautica italiana interpreta il concetto di “bello e ben fatto” con una forza espressiva che unisce forma e funzione, ricerca e tradizione, diventando così un ambasciatore ideale dello stile italiano nel mondo e un driver competitivo sui mercati internazionali dei quali il Salone Nautico è stato la porta di accesso per le nostre aziende. Per questo chiediamo con gran forza che l’internazionalizzazione venga rafforzata nelle fiere rappresentative del Made in Italy che rappresentano un fattore competitivo per le nostre aziende”.
Raffaello Napoleone ha infine ribadito l’importanza dei grandi eventi come leva per l’export e per l’identità dei settori produttivi: “Moda e nautica da diporto sono settori di eccellenza del Made in Italy che condividono gli stessi saperi e la leadership creativa. In un panorama internazionale sempre più competitivo, le manifestazioni fieristiche non sono semplici vetrine espositive, ma infrastrutture strategiche per la crescita, l’identità e l’internazionalizzazione dei settori produttivi. Di fronte alla crisi che ha colpito modelli fieristici basati su logiche di crescita del fatturato senza qualità espositiva, emerge con forza la necessità di una nuova cultura dell’evento: selettiva, qualitativa, rappresentativa”.
Genova, 9 luglio 2025